Una razza antica, tosta, montanara i Bardigiani: quanto di meno glamour, apparentemente, potrebbe essere rappresentato sulle pagine di una rivista equestre.
E invece questi cavalli, che sorprendono sempre, grazie a Debora Oppici si sono dimostrati degni delle pagine patinate di una rivista di moda: galoppando con lei, avvolta in un vestito rosso da principessa, per festeggiare la sua laurea in Scienze Zootecniche e Tecnologie delle Produzioni Animali all’Università di Parma.
Tesi che (ovviamente!) ha per tema “L’evoluzione morfologica del Cavallo Bardigiano”, e ha avuto come relatore il professor Alberto Sabbioni.
Lui splendido nel suo mantello scurissimo e lucente, lei in un sontuoso abito rosso da sera, con la corona d’allora e la tesi ben stretta in mano: al galoppo tra le e colline di casa, sullo sfondo tutta la freschezza di prati e boschi dell’Appennino emiliano nei primissimi giorni di luglio.
Ed è proprio uno dei suoi cavalli, il maschio intero Bardigiano Avatar, ad essere protagonista delle fotografie che ci hanno colpiti.

“In realtà la passione per i cavalli è nata grazie al mio primo” ci spiega Debora Oppici, “un Sella Italiano che è ancora con me: ma quando sono andata nel maneggio di Valentina Orengo sono stata coinvolta negli spettacoli e nelle attività con i suoi Bardigiani e mi sono innamorata di questa razza”.
Un amore che è diventato ragione di crescita – vedi la tesi di laurea – e anche un lavoro.
“Grazie ai miei genitori, che mi hanno sempre supportata e aiutata ad aprire una piccola azienda agricola: in realtà all’inizio volevo solo poter tenere a casa il mio Sella Italiano, ma per aprire il codice stalla mi serviva almeno un altro cavallo. E ho visto un annuncio che parlava di lui, Avatar: ero all’ultimo anno della triennale, quindi ho cercato di capire se come stallone potrà essere una buona scelta. Ero pronta a valutare freddamente morfologia, ascendenze, appiombi, tutto insomma. Era perfetto, sulla carta: 8 campioni di razza assoluti nella genealogia, i suoi genitori sono nella top ten dei migliori riproduttori. Poi l’ho visto e niente, è stato un colpo di fulmine: lui era un puledro un po’ tardivo, ora lo farò rivalutare. Ma è davvero ‘un dono dal cielo’ come dice il suo nome, che viene dal sanscrito”.
Nella sua tesi parla dei cambiamenti avvenuti nella morfologia di questa razza.
“Sì, il Bardigiano un tempo era dedicato al lavoro nei boschi per trasportare la legna: alcuni allevatori sono rimasti vicini all’idea storica di questo cavallo, altri preferiscono ottenere un soggetto più adatto alla sella, selezionando quindi i riproduttori più adatti ad ottenerlo. Così negli anni si è affermata anche una linea un pochino ‘più snella’, diciamo: sono diminuite la circonferenza al torace e dello stinco, è aumentata l’altezza. Una volta la maggior parte dei soggetti, specialmente i maschi, erano brachimorfi: le nuove generazioni invece sono sempre più tendenti al mesomorfo”.
Piccoli cambiamenti, ma nella sostanza sempre lo stesso cavallo montanaro: sobrio, robusto, resistente,
“E con caratteristiche ben precise: tutte le razze di cavalli da sella sono molto vicine geneticamente tra loro, il Bardigiano invece è diverso, più distante. E ad esempio nel suo DNA è scritta una grande resistenza alla dermatite estiva: ed è proprio questo genere di caratteristiche speciali e comuni che definiscono una razza, oltre ai documenti reltivi alla sua storia. Dei cavalli dell’Appennino tra Parma e Piacenza scriveva già il Principe Federico Landi nel 1615, discutendone l’allevamento che se ne faceva in quelle terre con il Cavalier Costanzo Cremosini”.

Il Principe di Monaco, Ercole Grimaldi, nipote di Federico Landi a tredici anni – dipinto conservato al Castello di Bardi, copia di un originale nella collezione del Principato di Monaco
Ma il tuo Avatar, morfologia e ippologia a parte, com’è?
“Ha un carattere veramente eccezionale: lui è molto riflessivo, quando c’è qualcosa che magari lo spaventa prima di fare cose strane si ferma e riflette. Quindi anche dal punto di vista dell’addestramento è stato facile: sto comunque facendo il percorso di formazione con Giulia Gaibazzi di Equitazione in Armonia, perché lui è la mia prima esperienza di doma. Ma con lui è stato davvero facile: è sempre molto disponibile, cerca sempre di assecondare le mie iniziative. Come ha fatto anche per queste foto: la gonna era super ingombrante, non si era mai visto adosso una roba così grande, svolazzante e rossa. Subito è rimasto un po’ stupito, si stava chiedendo cosa doveva fare, perché caspita si fosse creata questa situazione: Poi ha capito chequesta gonna non gli cambiava la vita , e come sempre mi ha assecondata”.
Perché i modelli forse un po’ cambiano, ma un Bardigiano è sempre un Bardigiano nel cuore e nella testa.
Buon lavoro alla dottoressa Debora Oppici, che ora si è concentrata nella valorizzazione della sua azienda e nel lavoro di allevamento.
Ma sarà un lavoro sempre con il sorriso sulle labbra, anche nei momenti difficili che non mancano mai quando si ha a che fare con creature vive: perché nasce da una passione.
